Un contributo sull'attualità dai nostri giornalisti


Tutt'altro che distopia

di Lamià Ibrahimi 3T e Doaa El Bahlouli 2U

 

Care lettrici e cari lettori, vi diamo il benvenuto nel nuovo anno.

Siamo due semplici ragazze che frequentano la scuola superiore Galileo Galilei di Ostiglia, in provincia di Mantova, due semplici ragazze che vorrebbero migliorare il mondo passo per passo, due semplici ragazze che però non hanno ancora nulla in mano e che quindi possono solo scrivere e parlare.

Perciò abbiamo sentito il bisogno di raccontarvi un po’ i nostri pensieri sulle cose terribili e spaventose che stanno succedendo nel mondo, alle quali nessuno si aspettava di assistere nel 2020. Ispirate dalla “poca ispirazione” che il Sistema ci ha lasciato, abbiamo voluto esternare ciò che più ci turba nel profondo.

Solitamente gli anni nuovi vengono inaugurati dai tradizionali buoni propositi: quest'anno in apparenza sembra che la gente, invece, abbia preferito dare più attenzione a piccoli particolari futili, che hanno sostituito l'interesse etico che una persona normale dovrebbe avere nei confronti di ciò che la circonda. Ci siamo concentrati sulla “divertente” ripetizione delle cifre nella data 2020, ed abbiamo preferito scorrere i social per andare alla ricerca della parola dell'anno 2019, invece di aprire gli occhi e concentrarci su quel che è la cruda e fredda realtà.

In sintesi, sembra che il Sistema voglia distrarci dalla vita reale. Basta un nuovo film al cinema o l’uscita di un nuovo I-Phone per dimenticare la fame e le guerre nel mondo: serve davvero così poco per smarrirsi in un mondo - materiale sì- ma così poco concreto?

Dunque, aggiorniamoci: cosa sta succedendo in questo inizio 2020? Dalle fiamme e i roghi, all'acqua in eccesso o in siccità, ai virus mortali, ai campi di concentramento, fino ad arrivare a una possibile “terza guerra mondiale”.

Ma, in fondo, noi tutti sappiamo queste cose, basta guardare i telegiornali per rimanere informati su quel che succede nella vita reale.

Il vero problema sta nel fatto che noi esseri umani, finché l’avvenimento non ci tocca da vicino, non stiamo a pensarci più di tanto. Tutto dovrebbe esserci riferito in modo oggettivo, ma spesso così non è, in quanto i media vogliono dirci solo il minimo indispensabile: serve allora qualcun altro che rifletta al nostro posto.

Per esempio, siamo a conoscenza di ciò che è successo in Amazzonia l’anno scorso, gli incendi, la stessa cosa si è ripetuta a giugno dello stesso anno dall’altra parte del mondo, in Australia. Ma siamo anche a conoscenza del fatto che usare il verbo al passato sia sbagliato?

Alla fine non è poi così ovvio sapere che quel che “è successo” persiste ancora, infatti gli incendi sono tuttora attivi. Se consideriamo anche eventi che spesso vengono sottovalutati o addirittura messi da parte come lo scioglimento dei ghiacciai (conseguenza: innalzamento del livello del mare) o la siccità nei paesi dell’Africa subsahariana (conseguenza: uomini donne bambini morti in povertà e di malnutrizione), ci rendiamo conto che quella degli incendi è solo una piccola parte dei problemi ambientali di cui il mondo dovrebbe preoccuparsi.

Negli ultimi venti-trent’anni, l'umanità va fiera di un certo fenomeno chiamato Globalizzazione, un fenomeno per il quale il mondo intero è messo in comunicazione grazie alle innovazioni in ambito tecnologico. Ma questa globalizzazione di cui tanto si parla dov'è quando si tratta di portare acqua e cibo a chi ne ha bisogno? E quando invece il mondo va in fiamme? La risposta è semplice ma tremendamente triste: la verità è che, quando non si tratta di guadagno e soldi, la globalizzazione sembra immediatamente arretrare all'epoca dei dinosauri.

Perché gli incendi che il 2019 ha subito, sommati agli incendi che questo nuovo anno continua a sopportare, saranno difficili da spegnere anche con l'utilizzo dei Canadair… Ma pensandoci bene potremmo chiederci: “siamo arrivati sulla luna, e oggi siamo in grado di creare intelligenze artificiali che ci tengono compagnia, ma ancora non siamo in grado di spegnere un incendio prima che 18 milioni di ettari vengano interamente ridotti in cenere?” (8MLN Australia, 12MLN Amazzonia). E non si parla purtroppo solo di terre, di ecosistemi devastati, ma si tratta anche di vittime umane. L'effetto di tutto questo? Un pianeta soffocato sotto nubi dense di CO2.

Non essendo abbastanza tutto ciò, presi da un attacco di avidità non ci siamo “accontentati” solo di un ecosistema che va in rovina, abbiamo ritenuto giusto diventare noi stessi la nostra rovina.

E' un argomento delicato, e si spera sia per tale motivo che sui telegiornali e sui media se ne senta parlare così poco... si tratta di un deja-vu di alcuni, e dell'incubo di altri. Ci hanno sempre insegnato che la storia insegna, ma a quanto pare dove c'è ignoranza anche la morale più giusta è presa per sbagliata. Avete mai sentito parlare di contrabbando di persone e campi di concentramento?

Ebbene sì, avete letto giusto...

Contrabbando di persone e campi di concentramento, nel 2020! Si tratta di vite umane che vengono private di ogni valore, persone che sono rese oggetti di fronte al mondo intero, di fronte alle loro stesse famiglie, di fronte ai loro stessi figli...

La Libia è un paese di passaggio verso il Mediterraneo, ed è in questa terra di mezzo che alcune persone vivono situazioni spregevoli e disumane. Quello che succede in Libia è qualcosa di davvero vicino a noi, ma che viene spesso ignorato dai Mass media. Bani Walid è un centro di detenzione informale, in mano alle milizie libiche. Questi centri di detenzione sono governati dalle autorità di Tripoli, dove i detenuti sono sotto la “protezione” di quest’ultima, pagata dall’Ue e dall’Italia. In questi centri in realtà le condizioni di vita non sono buone: il cibo è scarso, i detenuti mangiano un pane al giorno, bevono un bicchiere di acqua sporca a testa e i bagni non ci sono; inoltre non c’è nessuna assistenza medica. A testimoniare delle condizioni critiche bisogna sapere che dei sessantasei prigionieri rinchiusi a Bani Walid, in due mesi ne sono morti sei.

E i soldi che l’Onu invia per il sostentamento dei profughi? Quanti raggiungono veramente l’obiettivo? Cinquanta denari al giorno dovrebbero essere dedicati al mantenimento di un migrante, di questi però ne vengono utilizzati solo due. Quindi dove finiscono i restanti soldi? Beh c’è da sapere altro. Molto spesso vere e proprie organizzazioni criminali gestiscono un crudele contrabbando di persone, senza che le autorità preposte, che dovrebbero garantire protezione, intervengano. Le autorità infatti camuffano i criminali sotto la propria ala corrotta che purtroppo viene sostenuta economicamente a sua volta dall’ingenuità dell’Ue e quindi dell’Italia.

Le persone vengono rapite, torturate, a volte violentate, dopo di che vengono contattate le loro famiglie ed allora inizia il contrabbando. Dei criminali chiedono alla famiglia del prigioniero un riscatto in denaro, ovviamente cifre esorbitanti che i cari della vittima non possono permettersi, il sequestro di persona a volte quindi non ha buon fine. Questo lato della medaglia che in pochi conoscono, persiste ed esiste anche in altri paesi, proprio per questo la situazione si presenta molto grave. Inoltre è oltraggioso pensare che proprio il nostro paese abbia contribuito a questo brutto scenario di crudeltà. Un altro orrore di cui in pochi sanno l'esistenza sono i nuovi campi di concentramento cinesi... stesso scopo di quelli di Hitler, diversi “ospiti” detenuti.

La Cina deporta nei campi di concentramento gli Uiguri, minoranza dell’etnia di religione islamica, nella regione dello Xinjiang. Questi centri nati come “centri di formazione professionale volontaria” in realtà sono veri e propri centri di detenzione dove gli Uiguri sono torturati sia fisicamente che psicologicamente in quanto sono costretti a mangiare carne di maiale, a bere alcolici (pratiche vietate dalla religione islamica), a elogiare il partito comunista e non essendo ancora abbastanza vengono uccisi se non accettano di convertirsi a un'altra religione. In caso di conversione, i detenuti non sono comunque autorizzati ad andarsene ma vengono trasferiti in un altro livello dei campi. E com'è arrivata a noi questa notizia?

Secondo ciò che sappiamo una ragazza americana di nome Feroza Aziz sarebbe riuscita ad aggirare il sistema di censura di un noto Social cinese (Tik-Tok); così facendo ha finto di fare un video di make-up ed è riuscita a parlare in modo specifico dei campi di concentramento in Cina e di ciò che succede all'interno di essi.

In base ai pochi dati a cui siamo riuscite a risalire sono più di un milione gli Uiguri internati, per cui questa è la più grande incarcerazione di massa di una minoranza etnico-religiosa dalla seconda guerra mondiale. Vogliamo quindi aspettare che la cifra si approssimi ancora ai sei milioni di vittime di settantacinque anni fa? Perché così sembra che l’ONU la pensi... dato che si è limitata ad accettare il suo fallimento... Pare infatti che un tentativo da parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite ci sia stato ma che oltre a questo non abbia compiuto altri sforzi. Per il momento i diritti umani non vengono ancora rispettati e il genocidio continua...

A questo punto si può anche insinuare che la cosa non tocca tutti... ma così facendo si entra totalmente nel torto, poiché l'indifferenza è ciò che lascia il potere nelle mani di chi vuol fare marcire ciò che rimane del mondo.

Non serve a niente sapere che siano ebrei o musulmani, neri o bianchi: si tratta sempre di esseri umani, persone innocenti che dovrebbero avere il diritto di vivere come una persona umana necessita e sceglie, e non come altri vogliono. E se questo è solo ciò di cui siamo a conoscenza, ci mette i brividi pensare a quello che accade di cui davvero nessuno sa niente. Purtroppo, da brave sedicenni, sappiamo bene di non poter fare niente, sappiamo bene che niente è nelle nostre mani, né nelle mani di chi leggerà questo articolo. Semplicemente, infastidisce che le persone che davvero avrebbero potuto o che possono fare qualcosa non l’abbiano ancora fatta.

Ci avvaliamo del fatto, quindi, che appunto da brave sedicenni senza alcuna censura, possiamo parlare per chi non può farlo. E se le cose continuassero ad andare avanti in questa maniera? Speriamo davvero che questo articolo non venga ritrovato come il diario di Anna Frank! Non vogliamo diventare una fonte storica, vogliamo essere una scintilla che accende la luce in ciò che è ignoto. Vogliamo anche che questo articolo un giorno venga dimenticato, perché ciò che contiene apparterrà ad un passato finito, che è diventato un futuro più limpido e felice.